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Buchette del vino: quando il passato riprende vita!

Il filosofo Bernardo di Chartres diceva che “noi siamo come nani sulle spalle dei giganti” poiché “sollevati” dalla statura dei nostri predecessori possiamo vedere ancor più in là. Ma a volte non serve neppure farlo, basta prendere spunto da quanto fatto dagli avi e replicarlo pari pari nelle situazioni contemporanee. Così è successo a Firenze dove, per rispettare a pieno le norme del distanziamento sociale, alcuni esercenti hanno riportato in vita le cosiddette “buchette del vino“.

Cosa sono le “Buchette del vino”?

Le “buchette del vino” sono essenzialmente delle piccole finestrine ad altezza strada posizionate sulle pareti dei più antichi palazzi cittadini fiorentini create nel corso del Seicento nel Granducato di Toscana per poter perseguire il commercio a distanza in periodo di pestilenza. 

Erano gli anni della terribile epidemia di peste, che tra il 1629 e il 1633 invase l’Italia e l’Europa intera distruggendo numerose vite. Purtroppo, una situazione per certi versi simile a quella attuale (naturalmente le condizioni e lo stile di vite erano ben diversi).

Ma come oggi, anche allora la necessità era comunque quella di far ripartire pian piano l’economia cercando, però, di evitare il più possibile qualsiasi forma di contagio. Ecco che allora i commercianti locali, specialmente i vignaioli, escogitarono la vendita dei loro prodotti tramite “sportelli” ricavati sulle pareti a bordo strada delle botteghe.

Attraverso quelle fessure veniva prima di tutto fatta passare una paletta metallica su cui il cliente posizionava i soldi (“Pagare moneta, vedere cammello”), i quali venivano immediatamente disinfettati nell’aceto (all’epoca niente “Amuchina”). Dopodiché l’acquirente poteva ritirare il vino già infiascato, oppure poteva riempire il proprio fiasco stando all’esterno dell’edificio tramite un tubicino metallico alimentata da un recipiente posto all’interno. Il vino infiascato dal vinaio in cantina arrivava per gravità al fiasco del compratore. Dunque, nessun contatto o passaggio di vuoti. Norme di distanziamento assolutamente rispettate e prodotto venduto.

Le informazioni rispetto all’uso di questi sportelli risalgono alla “Relazione del Contagio” redatta dallo studioso e accademico fiorentino Francesco Rondinelli, nel 1634.

Un’intuizione tanto geniale quanto proficua. Un’intuizione riportata in auge (purtroppo per un’esigenza simile) quasi 400 anni dopo. 

 

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Le Buchette oggi

Oggi, infatti, a Firenze sono 14 i locali che hanno ridato anima alle buchette del vino, utilizzandole per il loro uso originario. A differenza del seicento, però, non c’è solo il vino come prodotto commerciato. Bensì, si possono acquistare gelati, aperitivi, take away e altri prodotti enogastronomici. 

In realtà, nonostante siano tornate alla ribalta in questo periodo, è da anni che l’Associazione Buchette del vino Firenze (nata nel 2016), s’impegna nella salvaguardia di queste affascinanti memorie del passato. 

E lo fa sia attraverso continui censimenti che tramite una comunicazione molto dinamica e aggiornata via sitoweb che social, in particolare Instagram. Non esiste un elenco ufficiale delle “buchette del vino”,  ma ad oggi ne sono state censite dall’associazione 149 dentro le mura di Firenze, 24 a Firenze fuori le mura, 10 rimosse e 93 fuori Firenze.

Sul sito è ha disposizione anche una dettagliata mappa delle “buchette del vino”, perfetta per chi, trovandosi a Firenze o nei dintorni, volesse toccare con mano queste testimonianze del passato, quanto mai attuali.

Insomma, un pezzo di storia assolutamente caratteristico del nostro paese che certamente avremmo voluto riaprezzare senza i contorni drammatici di un’epidemia, ma che testimonia, ancora una volta, l’immenso patrimonio lasciatoci dai nostri predecessori.  

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